Geraci Siculo ,”siano riportati e mantenuti a tutti i beni del monastero di Santa Caterina”.

C’era una volta a Geraci il Monastero delle Benedettine, monache di clausura, conosciute in tutta la Sicilia negli ambienti parrocchiali, vescovili, e religiosi. Non c’era visitatore di tale contesto culturale che, giungendo nel nostro paese, non facesse un salto, quasi devozionale, dalle nostre Monache, a Piazza San Giuliano.

Adesso il Monastero è chiuso. E molti di noi geracesi, per non dire tutti, credenti e non credenti, abitanti o “fuorusciti’ (come usiamo qui chiamare i nostri emigrati), religiosi e laici, cristiani, cattolici e/o semplici cittadini, vogliamo saperne di più dei beni materiali e immateriali, degli arredi, delle opere d’arte, delle tovaglie e della biancheria sacra, degli appartamenti e delle celle delle suore. L’ultima di esse, Donna Anna, si è trasferita da quasi un anno ad Alcamo !

Consideriamo tutti i suddetti beni come nostro “BENE COMUNE”, per il loro valore sociale, storico, culturale, emotivo, collante della nostra memoria educativa e della nostra identità comunitaria, cittadina e religiosa, se non altro per il fatto che essi sono stati raccolti e accumulati in secoli di presenza del Monastero di clausura nel nostro Comune.
Ed è per questo motivo, che, in quanto geracesi, residenti o emigrati, riteniamo di avere il diritto di sapere, se davvero come pare non tutti sono più qua, dove è andato a finire tale nostro bene comune.
E chiediamo in ogni caso che quel che manca sia riportato e che tutto rimanga per sempre a Geraci.

Abbiamo il diritto di sapere, in primo luogo dal Parroco don Francesco Sapuppo; ma più che da lui soprattutto dal nostro Vescovo Vincenzo, nonché dall’Arcivescovo di Palermo mons. Corrado Lorefice, dal Dirigente della Regione Siciliana Pennino,
non volendo per il momento disturbare Sua Santità Papa Francesco.
Ci dicano dunque con trasparenza!
E intanto ci auguriamo che il Parroco ci conceda il Salone Parrocchiale per tenervi la riunione di costituzione del Comitato Popolare, da lui già ricevuta in data 31 marzo u. s.
Pietro Attinasi

redazione

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