E alla fine Cefalù resterà senz’acqua. Al vertice convocato dalla Regione è accaduto quello che si cercava di scongiurare: l’Amap ha confermato che da domani lascerà il servizio idrico a Cefalù. La decisione, anticipata nei giorni scorsi per gli oneri eccessivi della gestione, è stata ribadita dal presidente dell’azienda, Maria Prestigiacomo, alla fine della riunione alla quale ha partecipato il sindaco Rosario Lapunzina che ora tuona contro l’Amap e parla di “interruzione di pubblico servizio”.
È davvero grave quello che è accaduto con l’Amap che si tira indietro di fronte agli alti costi del servizio e il Comune al quale è impedito sia di assumere in proprio la gestione sia di affidarla a terzi. E per questo ora il sindaco attacca: “Ritengo – dice – del tutto arbitraria la scelta, alla luce del percorso delineato dalla stessa Amap che, in base a una legge regionale, ha deliberato un aumento di capitale per i comuni una volta gestiti da Aps (Acque potabili siciliane, poi fallita”.
Lapunzina sottolinea che il Comune di Cefalù ha già aderito versando la propria quota. E siccome i comuni non hanno poteri di gestione in proprio né possono affidare a terzi la gestione del servizio è “evidente – conclude – che da domani si determinerà un’interruzione di pubblico servizio”.
La decisone di lasciare la gestione del servizio idrico a Cefalù era stata annunciata dall’Amap con una nota nei giorni scorsi. La gestione, scriveva il presidente Maria Prestigiacomo, comporta troppe “diseconomie” e “gravosi oneri di gestione”.
L’Amap gestiva il servizio idrico integrato in regime transitorio. Glielo aveva affidato il Comune che è proprietario degli impianti e della rete di distribuzione. Per motivare la sua decisione l’azienda dell’acqua ha richiamato una norma regionale in base alla quale non si sente obbligata a continuare a gestire un servizio che produce debiti. Esaurita quindi la gestione provvisoria, l’azienda non intende assumere quella definitiva. I ricavi, sottolinea, sono tali da non compensare tutti gli oneri. E per questo si tira indietro. Il nodo sta tutto nel costo elevato della potabilizzazione. Ogni mese di spendono 110 mila euro a cui si aggiungono i costi di sollevamento. Nel tempo si è anche formato un contenzioso di ben sei milioni di euro.
La somma reclamata dalla società Sorgenti Presidiana, ha spiegato il sindaco Lapunzina, in parte si riferisce ai “crediti richiesti nei confronti del Comune di Cefalù, e che sono stati determinanti nel provocare il venir meno del Piano di riequilibrio finanziario e la dichiarazione di dissesto finanziario; in parte si riferiscono al fallimento della società Aps; in parte, ancora, al periodo di gestione dell’Aps e, in ultimo, alla gestione Amap”.

(http://www.lavoceweb.com)