L’arcangelo San Raffaele è il protettore della Fondazione Istituto Giglio di Cefalù. L’atto di affidamento è avvenuto con decreto del vescovo della Diocesi, Vincenzo Manzella, letto in apertura della funzione religiosa, presieduta dallo stesso alto prelato, e tenutasi nella hall di ingresso dell’ospedale.
“La comunità di Cefalù – ha detto il vescovo Manzella – ha manifestato viva attenzione verso i valori religiosi e la nascita nel 2003 della fondazione San Raffaele Giglio ha contribuito a ravvivare l’attenzione verso l’arcangelo Raffaele il cui nome in ebraico significa “Dio risana””.
E’ stata quindi scoperta un’icona del Santo posta nell’area di ingresso dell’ospedale, raffigurato in una presentazione biblica con Tobia che si affida all’Arcangelo in segno di protezione e di invocazione a l’aiuto di Dio. Il nome di Raffaele è legato, infatti, nella Bibbia alla guarigione prodigiosa di Tobi dalla sua cecità.
“Il legame con il San Raffaele lo sentivamo – ha rilevato il direttore generale Vittorio Virgilio – e può essere di ispirazione, anche oggi, alle azioni che verranno compiute”.
Presenti alla funzione il management con il neo direttore sanitario Lorenzo Lupo, il direttore ammnistrativoCarmela Durante, il dottor Giuseppe Ferrara i componenti del cda: Modica De Mohac, Calì e Curcio.
Il direttore Virgilio ha voluto sottolineare nel suo intervento alcuni risultati raggiunti. “Abbiamo incrementato le prestazioni ai pazienti – ha detto – aumentato la qualità ma quello di cui siamo fieri è essere riusciti a far uscire questa azienda da una condizione di precarietà economica potendo così mantenere i livelli occupazionali”.
Sono state, inoltre, scoperte altre due icone sacre poste all’ingresso della cappella dell’ospedale. Sono le immagini di San Giuseppe Moscati, protettore dei medici cattolici, di San Padre Pio.
“Un filo conduttore lega – ha concluso Virgilio – questi tre santi ai nostri percorsi sanitari”.
Il vescovo nel corso dell’omelia ha anche rivolto un invito ai fedeli. “A Natale – ha detto – non basta commuoversi occorre muoversi e andare in contro a chi aspetta una parola, una conciliazione”. Quindi poi l’esortazione “a spalancare, nell’anno del Giubileo, ancor prima delle porte, i cuori”.
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