Discorso del sindaco di Cefalù Rosario Lapunzina in occasione della cerimonia di scopertura di una epigrafe commemorativa ed inaugurazione della mostra “Oltre il fronte, Cefalù e la grande Guerra” di ieri, 13 novembre 2015.
Desidero porgere un caloroso saluto al signor sottosegretario di Stato alla Difesa, on. Domenico Rossi, al Presidente dell’Assemblea Regionale, on. Giovanni Ardizzone.
Alle pregiatissime autorità civili e militari che prendono parte alla cerimonia e a tutte le cittadine e i cittadini presenti, Illustre Sottosegretario,
Desidero formulare ad Ella, quale illustre esponente del Governo nazionale i miei più sinceri attestati di viva gratitudine per la personale amicizia di cui da prova al sottoscritto e all’intera città di Cefalù con la sua presenza alla cerimonia odierna, nonostante i numerosi impegni istituzionali e di carattere parlamentare legati al suo alto ufficio.
Auspico che il calore e il colore di questa città restino nel suo cuore e che serbi nella sua mente un piacevole ricordo del tempo trascorso nella nostra città sia come privato cittadino, sia nell’ambito del solenne momento istituzionale che stiamo vivendo oggi.
Con la cerimonia odierna, a cento anni di distanza dall’ingresso dell’Italia nel primo conflitto mondiale non intendiamo celebrare la guerra ma l’alto valore della memoria collettiva che è frutto dei ricordi e delle testimonianze di chi ha vissuto i tragici fatti legati alla Prima Guerra Mondiale.
Nella mostra che inaugureremo tra poco non abbiamo voluto esaltare il baluginio delle armi, la forza dei vincitori o la retorica della scontro epico.
Abbiamo voluto più tosto raccogliere e mostrare, soprattutto alle giovani generazioni, documenti e testimonianze di quei giovani che hanno donato la loro gioventù e in molti casi hanno consacrato la loro stessa esistenza per il grande ideale di una Italia unita, libera, giusta.
Attraverso l’epigrafe marmorea che scopriremo all’interno di questo palazzo di Città Abbiamo voluto raccontare come anche la nostra terra di Sicilia è stata luogo di conflitto, poiché la guerra non è soltanto quella che si combattuta nelle trincee ma è anche quella che è stata vissuta nelle famiglie divise e talora distrutte; nell’angoscia delle madri, delle sorelle, delle compagne dei nostri ragazzi; nel dolore delle vedove, dei padri, delle madri, dei figli di coloro che non fecero più ritorno a casa.
Cento anni fa, per la prima volta, l’Italia fu veramente unità, ma quest’unità di sentimenti non fu dovuta soltanto al tripudio della vittoria ma anche al cuore infranto dal dolore dei superstiti.
Alla sua autorevole presenza e innanzi ai ragazzi delle scuole che oggi sono qui convenuti, vogliamo ribadire che la guerra non è mai bella e non è mai giusta ma rappresenta sempre il fallimento della politica, del dialogo, del confronto.
Davanti alla nostra Basilica Cattedrale, dichiarata Patrimonio dell’umanità per il suo mirabile esempio di scambio fecondo tra culture diverse, vogliamo additare l’interculturalità presente a Cefalù nel XII secolo quale esempio di ciò che il mondo dovrebbe essere oggi.
Allo stesso tempo desideriamo inchinarci innanzi al valore dei nostri soldati che hanno combattuto per la difesa della nostra Nazione e offrire un deferente tributo alla sacra memoria di coloro che con eroismo e alto senso del dovere hanno contribuito all’Unità della Patria e alla libertà dei cittadini.
Noi dobbiamo cercare di essere degni del loro supremo sacrificio completando la loro opera, realizzando con il lavoro, con il senso del dovere e con l’onestà una società più giusta, un’Italia più solidale, un futuro di pace per tutti i popoli.
Viva l’Italia,
Viva la libertà,
Viva la pace.