I grani antichi tornano sui campi siciliani e sfidano le grandi multinazionali

Blufi, 12 novembre 2015 – I grani antichi tornano sui campi siciliani. Oggi a Blufi, in provincia di Palermo, la Cia Sicilia ha dato vita al comitato costituente l’Associazione produttori Grani antichi di Sicilia per la rivalutazione di un elemento di biodiversità, frutto della selezione fatta dai contadini in migliaia di anni di storia dell’agricoltura. Un’iniziativa nell’ambito del progetto nazionale sulle “bioresistenze” per la salvaguardia ambientale e la tutela del territorio, del paesaggio e della biodiversità. Temi che sono stati al centro della tavola rotonda che si è tenuta oggi nel centro montano sulle Madonie sul tema “Sapore di grano”. Una tavola rotonda, moderata dal giornalista Salvo Messina, per rivalutare i grani antichi Russello, Perciasacchi, Nero delle Madonie, Timilia (o Tumminia) e Senatore Cappelli, con l’intervento del presidente nazionale della Confederazione italiana agricoltori Dino Scanavino, del presidente regionale Rosa Giovanna Castagna, e del presidente della delegazione palermitana Antonino Cossentino.

“La rivalutazione dei grani antichi è fondamentale – ha detto il presidente nazionale Dino Scanavino – perché sono un elemento di biodiversità e la Cia, da sempre, fa della tutela della biodiversità il fondamento della sua visione dell’agricoltura. Biodiversità, infatti, significa aderenza a un protocollo di sviluppo sostenibile, ma anche affermazione della centralità agricola e dell’agricoltore come imprenditore ‘multiruolo’ e ‘custode’, capace cioè non solo di produrre dai campi ma di preservare l’ambiente, di qualificarlo attraverso l’attività turistica, di costruire sistemi territoriali capaci di rispettare la natura e i prodotti tipici di quell’area. In questo senso, salutiamo con soddisfazione l’approvazione recente in Senato del ddl sulla biodiversità agricola e alimentare e speriamo che si proceda in fretta verso l’approvazione definitiva. Crediamo molto in questo disegno di legge, che finalmente definisce un quadro normativo unico, prevedendo misure fondamentali per la difesa e la valorizzazione della biodiversità, come l’istituzione di un’Anagrafe nazionale ‘ad hoc’ e l’avviamento del Fondo per la tutela della biodiversità a sostegno delle azioni degli agricoltori custodi. D’altra parte l’Italia, con un trentesimo della superficie Ue, detiene il 50% della biodiversità vegetale e il 30% di quella animale del continente europeo. Un patrimonio che va salvaguardato”.

“C’è un’agricoltura che fa antimafia – ha detto il presidente regionale Rosa Giovanna Castagna – tutelando il paesaggio, un’agricoltura che è presidio di democrazia e libertà. Bioresistenza vuol dire salvaguardia del territorio e della biodiversità. La rivalutazione dei grani antichi è di strategica importanza per la nostra terra poiché sono un elemento di biodiversità da tutelare. In quest’ottica viene costituita l’Associazione dei grani antichi di Sicilia. La lotta che si fa in campagna è una lotta sociale poiché quando noi lottiamo contro le contraffazioni, quando noi lottiamo contro tutta la malavita organizzata che ruota attorno all’agricoltura non stiamo solo proteggendo l’economia dell’agricoltura ma stiamo creando le condizioni  per un’agricoltura pulita e dignitosa”.

La coltivazione dei grani autoctoni siciliani è stata via via abbandonata fino a rischiare di scomparire, perché soppiantata dai nuovi grani imposti dalla normativa comunitaria, sempre più iperproteici che l’intestino dell’uomo, come dimostrato da diversi studi scientifici, non riesce a digerire dando il via a tutte le intolleranze e le allergie. La delegazione palermitana della Cia, negli ultimi anni, ha creduto fortemente nella rivalutazione di questi grani, lanciando la sfida alle multinazionali. “In questo senso  – ha detto Antinino Cossentino – sono stati preziosi gli aiuti che abbiamo avuto dalla Stazione consorziale sperimentale di granicoltura di Sicilia, dove è custodita una collezione di grani antichi, una settantina in tutto, e che costituiscono una base comunque importante da cui partire. Con la loro collaborazione possiamo puntare a ben altro, perché disponiamo di ujn patrimonio genetico così importante che ci consente di avviare il processo di rilancio. Dall’altra parte possiamo contare sugli studi effettuati dal Consorzio di ricerca “Gian Pietro Ballatore” sulla bontà per la nostra salute di questi grani e delle farine ottenute. In questa nostra iniziativa non portiamo avanti un’idea ‘romantica’ ma stiamo mettendo assieme i pezzi di un mosaico che possono portarci a un disegno economico importante per la nostra regione”.

Alla tavola rotonda è intervenuto anche Giuseppe Castiglione, sottosegretario Ministero Politiche Agricole, il sindaco di Blufi Calogero Brucato, e Franco Vescera, archeologo dei grani antichi.

redazione

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