Il Consiglio comunale si appresta a votare solo ora il Bilancio “di previsione” 2015. Analizzando la relazione allegata allo stesso (i cui dati sono aggiornati ai primi mesi del 2014) emerge un quadro allarmante sulla situazione cittadina che è dimostrazione, per molti aspetti, del mancato raggiungimento degli obiettivi che questa Amministrazione si era prefissata. Il primo dato allarmante è quello demografico. La popolazione è così composta: su un totale di 678 mila abitanti, 44 mila hanno fino a 6 anni, 53 mila sino a 14 anni, 127 mila fino a 30 anni, 330 mila dai 30 ai 65 anni, 118 mila oltre 65 anni. Il tasso di natalità, rispetto agli ultimi 50 anni, è oggi al minimo: i decessi (6.278) superano le nascite (6.266), che a loro volta continuano a decrescere consistentemente. Anche la popolazione registra un decremento di circa 30 mila unità rispetto al censimento del 2001, dovuto anche dal forte fenomeno migratorio (circa 13 mila palermitani in meno in un anno). Molto spesso si tratta di giovani che, non trovando a Palermo alcuna possibilità di futuro, preferiscono studiare o cercare occasioni di lavoro altrove. Perfino il tasso migratorio degli stranieri, nell’ultimo anno, registra un decremento.

Con riferimento all’età dei cittadini, su una popolazione totale 678 mila abitanti, i giovani sono solo 94 mila. Palermo si caratterizza anche per i suoi disservizi: ai più giovani non vengono garantite adeguate strutture, neanche durante il loro percorso formativo. Per esempio gli studenti (elementari 33 mila, scuole medie inferiori 22 mila, scuole medie superiori 39 mila) non godono di strutture scolastiche efficienti, né di palestre (una ogni 500 alunni), laboratori (uno ogni 220) o mezzi informatici (un computer ogni 20). Con riferimento alle strutture Palermo, nel 2015, ha soltanto 24 asili nido per 908 posti, solo 60 scuole materne per 1.242 posti (leggermente in diminuzione rispetto al 2014), 59 scuole elementari per 32 posti, 180 scuole medie per 22 mila posti e 11 strutture per anziani per soli 114 posti. Decresce anche il numero degli universitari: nel 2013 sono stati 26 mila, di cui solo 1.000 laureati nei corsi quinquennali. La crisi economica si traduce anche in un decremento dei matrimoni: nel 2013 si registra un -8% rispetto agli anni precedenti, in considerazione della difficoltà per i giovani di costruire un percorso su solide basi economiche. Numeri che rappresentano la mancanza di una politica cittadina rivolta ai giovani che ne tuteli capacità, professionalità e inserimento nel mondo del lavoro. Allarmante è anche il quadro economico: il reddito imponibile diminuisce, così come il numero dei contribuenti. Il reddito medio, calcolato sul numero di residenti, era di 10 mila euro l’anno alla fine del 2013. Circostanza che colloca Palermo nelle ultime posizioni fra le “metropoli”. La crisi economica in città trova anche espressione nella riduzione del numero di sportelli bancari e dei depositi bancari procapite (pari al 4,3%). Il trend del mercato immobiliare residenziale è diminuito del 45% negli ultimi 10 anni. Ancora una volta non si registrano politiche cittadine di sviluppo economico a supporto dei settori terziari.

Sotto il profilo dell’inquinamento atmosferico solo lo 0,6% del parco auto cittadino è conforme alla direttiva “Euro 6”, l’11% alla direttiva “Euro 5”, il 33% alla direttiva “Euro 4”. Sostanzialmente più del 50% delle autovetture non risponde alle direttive sull’inquinamento e non potrebbe circolare nel centro storico palermitano. L’inquinamento atmosferico non è stato neanche ridimensionato da una politica ambientale e di incremento del verde. Ancora oggi su 160 chilometri quadrati, solo 5 chilometri quadrati (pari al 3,14%) sono destinati a verde, parchi e giardini. Non stupisce quindi il dato per cui poco meno del 30% dei decessi è legato ai tumori. Con riferimento ai flussi turistici, nel 2013, si registra un calo di 107 navi in meno rispetto al 2012 e ugualmente le merci imbarcate sono diminuite del 10%, così come i passeggeri dei traghetti (-10% rispetto al 2012). Tuttavia il dato si è incrementato nel 2014-15, ma non raggiunge le percentuali che le caratteristiche storiche e culturali della nostra città meriterebbero. Drammatico appare il quadro della microcriminalità, probabilmente incrementata dal tasso di disoccupazione e dalla povertà generalizzata: furti e scippi sono cresciuti del 6%, i borseggi del 13% (Palermo, tra le grandi città, è la settima per scippi e la prima per borseggi). Allo stesso modo si registra una preoccupante impennata nei furti in abitazione, con un incremento tra 2012 e 2013 del 48% e nei furti delle autovetture (+12%). Con riferimento alle rapine il dato è aumentato del 21% negli ultimi anni (rispetto al 2012 + 94% per quelle in banca e +150% per quelle negli uffici postali). Aumentano le rapine in pubblica via del 10% e presso gli esercizi commerciali del 44%. Reati che collocano Palermo ai primi posti, tra i grandi Comuni, con tassi elevatissimi. E’ indubbio che non si possa attribuire a un’Amministrazione la responsabilità di tutto ciò, ma è anche vero che non si è sentita una politica forte e di impatto sociale nei diversi settori socio-assistenziali. Auspico che nell’ultimo periodo la politica cittadina riesca a migliorare una condizione oggettivamente allarmante e in relazione alla quale è necessario un radicalo cambio di rotta.

La vicepresidente vicaria
del Consiglio comunale di Palermo
Nadia Spallitta