«La ribellione dei 36 imprenditori che ha portato che ha portato agli arresti di capi e gregari del mandamento mafioso di Bagheria dimostra che l’aria è cambiata e che gli imprenditori hanno sempre più coraggio a denunciare. Questo, però, è il risultato del lungo e difficile lavoro portato avanti da tante associazioni presenti quotidianamente sul territorio».
Lo afferma Emanuela Alaimo (foto), presidente del “Coordinamento delle vittime dell’usura, dell’estorsione della mafia”, plaudendo il lavoro condotto dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia locale. Una realtà, quella presieduta dalla Alaimo, anch’essa vittima di estorsione del 1989 al 1999, che si concretizza nel 2005 per l’esigenza di un gruppo di imprenditori di dare vita a un percorso che potesse mettere a disposizione di altri la propria drammatica esperienza.
«La mia personale vicenda dice che dal giogo dell’estorsione e dell’usura si può uscire – tiene a precisare la Alaimo – ma solo se si fa fronte comune. Il lavoro condotto dalla magistratura e dalle forze dell’ordine è essenziale, ma altrettanto importante è quello condotto da tutti quegli operatori che, spesso a titolo volontaristico, hanno a che fare quotidianamente con le vittime. Ognuno con la propria specificità, ha un ruolo fondamentale nella vita di tante persone, offrendo loro assistenza, supporto e conforto. Indispensabile per uscire da quello che per molti è un vero e proprio baratro».
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