Opere pubbliche ferme a Palermo per 40 milioni – Cgil: sono il triplo!

Per la Fillea Cgil di Palermo l’importo delle opere pubbliche ferme a Palermo e dei cantieri bloccati è superiore rispetto Ai dati contenuti nel dossier dell’amministrazione comunale, con il quale si quantifica un lungo elenco di opere incomplete e di lavori fermi per 40 milioni. “Per noi la stima è di gran lunga superiore, abbiamo calcolato un elenco di opere cantierabili ferme per 124 milioni.
Da tempo – dichiara Francesco Piastra, segretario della Fillea Cgil di Palermo – chiediamo al sindaco un monitoraggio completo delle opere pubbliche e un tavolo al quale sederci e confrontarci sul tema sul lavori edili in corso in città. Torniamo a insistere perché è arrivato il momento di fare chiarezza sul numero reale dei lavori bloccati.
Sia la burocrazia che la politica rimangono fermi riguardo all’attivazione della spesa pubblica per le opere già finanziate, per le quali spesso occorre rimodulare i finanziamenti o, nei casi di aziende fallite, rifare le procedure da zero. E’ su questo chiediamo a Orlando – lo abbiamo fatto anche pochi giorni fa organizzare al meglio il lavoro degli edili del Coime – di aprire un confronto per individuare le tutte responsabilità”.
A Palermo, nel dossier della Fillea Cgil, il rendiconto finale parla di 124 milioni ferme. Tra le opere già finanziate, da tempo in fase di stallo, che la Fillea chiede di far ripartire ci sono: il raddoppio del ponte Corleone (21 milioni già stanziati), la manutenzione del ponte Oreto (3,8 milioni di fondi Fas), il collettore sud orientale di piazza Indipendenza (28 milioni), il sottopasso di via Perpignano (30, 830 milioni), le nuove fognature di via Messina Marine (14,475 milioni), la manutenzione del ponte Corleone (20 milioni), il canale di Boccadifalco (3,740 milioni) e la pulizia dei canali di gronda della città (2 milioni). “Alcune di queste opere – aggiunge Piastra – sono incagliate nei fallimenti, altre potrebbero ripartire subito. Per sbloccarle, ed è questa la nostra richiesta a Comune e Regione, basterebbero opportune manovre correttive e finanziarie, tra cui il ricalcolo dei costi della manodopera, dei materiali e degli oneri aggiuntivi intercorsi da quando i lavori sono stati bloccati”.

Redazione

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