La mia seconda pelle
è fragile abbandono
sui veli del passato
è dolore e crepe e palpiti.
La mia seconda pelle
giunge da lontano e sfiora
copre il mio languore
e nella notte mi consola.
La mia seconda pelle
ha lacrime nascoste
che scivolano addosso
e aprono ferite,
di luce e di rinunce.
La mia seconda pelle
io indosso mentre s’alza la tempesta
e serro l’anima alla sua per scorgermi migliore
e m’ergo dal fragore di insolenti pantomime
lontano dal frastuono che dentro esplode
e rugge come fiera da levare il capo
contro stolidi segnali e vuoti, vuoti
come notti di passaggio che lasciano il solco
quali merde d’insetti e null’altro.