Sulle #Madonie c’è una storia, che si tramanda da alcune generazioni, legata a un gruppo di ladri messi in fuga da due pastori. La storia (o leggenda che dir si voglia) parla di due giovani temerari che affrontano una decina di banditi cominciando a sbattere pentole e arnesi, facendo una caciara incredibile, urlando e chiamando all’appello decine di personaggi inesistenti e fingendo di essere almeno una cinquantina. Sapete cosa succede? Alla fine il trucco ottiene il risultato sperato: i ladri fuggono pensando di essere accerchiati, le pecore e i formaggi restano al sicuro e i due pastori festeggiano l’impresa tramandanola, appunto, di generazione in generazione.
A leggere bene gli articoli e i commenti di questi giorni, non mi sembra che ci sia molta differenza, in termini di propaganda, nell’impresa (che qualcuno vorrebbe spacciare per titanica) che i deputati grillini hanno compiuto nella zona di Caltavuturo.
Mi rendo conto che fa più presa sui cittadini una trazzera sistemata ad arteria dal M5S rispetto ai 500 milioni di euro erogati proprio in questi giorni dal Governo nazionale per coprire buchi e decenni di cattiva amministrazione e per tentare di rilanciare un’economia (la nostra) che in quanto a depressione non ha nulla da invidiare nemmeno alla Grecia.
Mi rendo conto che non fa notizia – perché i risultati si vedranno solo tra qualche tempo – nemmeno la progettualità messa in campo dal Governo per superare una delle più gravi emergenze dell’isola.
E mi rendo conto che fa più presa un tipo di comunicazione (vogliamo chiamarla disinformazione?) gestita quotidianamente da orde di internauti che pensano di vivere in una società segnata dalle scie chimiche e da chissà quale potere occulto.
Ma a volte, amici miei, è necessario tornare con i piedi per terra. Mettendo da parte teorie complottistiche – credetemi, l’esercito del male non esiste e nemmeno quello delle tredici scimmie! – e concentrarsi sul lavoro quotidiano, quello composto e costante cui è chiamato qualsiasi governo serio che non voglia solo riempire i giornali e i tigì di propaganda.
Io non faccio passerelle. Se fossi stata interessata all’argomento avrei scelto di fare la modella, ma ho deciso di dedicarmi alla politica con un unico obiettivo: lottare per il bene e per il benessere della mia comunità e dei cittadini che rappresento, siano essi di Pollina, delle Madonie, della Sicilia o anche di Bergamo alta.
Gli slogan li lascio a chi da un lato mi accusa di fare politica marcia e dall’altro non è mai stato in grado – fin dall’inizio di questa legislatura – di portare o sostenere una proposta seria per il bene del Paese. A chi è entrato nelle istituzioni con il solo scopo di screditare e destabilizzare, di accentuare una instabilità e una mancanza di fiducia che in questo momento servono solo a spingere l’Italia verso una crisi irreversibile, non solo economica, ma anche di valori. È il gioco delle parti, del resto si sa che lo opposizioni sguazzano nel marcio.
Chi mi conosce sa che sono una persona perbene, figlia di una famiglia umile e totalmente radicata sia alle mie origini che ai valori della mia terra. Sono figlia del popolo. E non mi sono mai staccata dal popolo nell’esercizio delle mie funzioni.
Forse, anzi sicuramente, avrei dovuto passare almeno una volta a settimana dal viadotto Himera, documentare la passerella e poi pubblicare foto e video sui social network. Ma la politica, amici grillini, non si fa su Facebook o Twitter: se c’è un luogo deputato per dare risposte alla gente quello è il Parlamento. Tutto il resto è solo propaganda, voyeurismo, passatempo, insomma, tutto fuorché politica.
Come è assolutamente politica la scelta – di cui vi dovrete assumere ogni responsabilità di fronte ai vostri elettori (o amici di Facebook) – di non sostenere un atto politicamente rilevante come la risoluzione approvata nei giorni scorsi dalle commissioni Trasporti e Ambiente. Avreste potuto comportarvi come noi, che di fronte al bene collettivo non abbiamo mai guardato la matrice di un documento, invece vi siete impegnati a votare la nostra risoluzione per poi cambiare idea.
Perché una trazzera di un chilometro è sicuramente un gesto simbolico e onorevole, ma a differenza di quello che vorreste o vorrebbero far credere, non potrà mai risolvere i disagi legati alla viabilità in Sicilia. Questo è quello che dovreste ammettere dopo aver millantanto di “ricucire la sicilia”.