“La nostra città deve rinascere moralmente e spiritualmente”
“Cosa ci dice Santa Rosalia? Sicuramente tanti, stanno già percorrendo un cammino di santità, cercando di portare a compimento, ogni giorno, la propria vocazione attraverso una conversione continua, nell’ordinarietà della ferialità. E questo mi rincuora, cari fratelli, e mi fa sperare per il meglio. Ma dando uno sguardo attorno a noi, alla nostra società e alla nostra cara Palermo, ci accorgiamo che essa ha bisogno di una vera e propria rinascita: la nostra città deve rinascere moralmente e spiritualmente. Sì, cari fratelli e sorelle: abbiamo bisogno di un rinnovamento profondo, cha attinga al patrimonio culturale e spirituale che i nostri padri ci hanno consegnato e che parta dalle fondamenta della nostra società e si diffonda capillarmente”.
Lo ha detto il card. Paolo Romeo al termine della processione dell’Urna argentea contenente i resti di Santa Rosalia, patrona di Palermo.
“La vita di S. Rosalia non è solo una bella storia – ha aggiunto – non è una processione da fare e un Festino da vivere in allegria e spensieratezza. Se non permettiamo a Rosalia di parlare alla nostra vita, allora tutto diventa vano. Recentemente Papa Francesco, nella sua visita pastorale alla città di Napoli, metteva in guardia contro la corruzione della società, ed una società corrotta – diceva – è una società che puzza! Corruzione vuol dire perdere la bellezza originaria, degradarsi spiritualmente e moralmente. E questa corruzione, condiziona la vita di tutti noi, costringendoci a pagare un prezzo troppo altro che non possiamo più permetterci.
Quante situazioni si pongono quotidianamente alla nostra attenzione: la mancanza di lavoro, che toglie la dignità all’uomo, che non da la possibilità di portare il pane a casa; tanti giovani sono privati così di un futuro sereno nella nostra città, e sono costretti a partire lasciando i propri cari e la propria terra;  migliaia di migranti che, sbarcando quotidianamente sulle nostre coste, sono alla ricerca di un avvenire migliore per loro e per i propri figli; i tempi e i luoghi di una sanità che continua ad arrancare, con lunghi tempi di attesa per tanti ammalati, compromettendo, a volte, ancora di più, la loro salute; la messa in discussione della famiglia autentica con l’affermarsi di una visione antropologica distorta, che confonde l’identità sessuale dei bambini e dei ragazzi. Potremmo continuare ancora citando altri effetti di corruzione, riconducibili al primigenio peccato: quello dell’autoreferenzialità, di voler fondare la propria vita sul proprio “Io” e non su Dio! Per questo occorre lottare senza compromessi, senza scorciatoie e strade facili.
È necessario, e quanto mai prioritario, mettere al centro del nostro pensare e del nostro agire Gesù Cristo: una società senza Dio è una società senza direzione né meta, che brancola nel buio”.
In questo impegno che tutti dobbiamo assumere, il cardinale ha chiesto aiuto ai nostri santi, che hanno vissuto nella nostra città in tempi certamente più drammatici dei nostri: san Benedetto il Moro, simbolo di integrazione interculturale e consigliere spirituale e morale per molti che accorrevano a lui; il beato Giacomo Cusmano, col suo “boccone del povero”, che ci ha ricordato l’importanza della condivisione del cibo, dono di Dio per tutti; il beato Pino Puglisi, che con il suo esempio di sacerdote e di educatore, ha cercato il riscatto di tanti ragazzi e giovani per garantire loro un futuro migliore. Era solito dire che “se ognuno fa qualcosa, insieme possiamo fare molto”.
Infine ha auspicato che ognuno di noi può contribuire a cambiare il volto della nostra città, attraverso l’attenzione a chi ci sta vicino, al bisogno del nostro prossimo, nell’alleviare la solitudine dell’anziano che vive nel nostro stesso condominio, nel porgere una mano di riconciliazione e misericordia nei confronti di chi ci ha fatto un torto.

Diego Torre