È nel momento più freddo dell’anno che il pino e il cipresso, ultimi a perdere le foglie, rivelano la loro tenacia. – Confucio
Attraverso le asperità si arriva alle stelle. Seneca era ben consapevole di come le difficoltà fossero in grado di forgiare il carattere di un essere umano. Tale principio ha validità universale. I diamanti si formano nelle viscere della Terra, sottoposti a pressioni inimmaginabili; le specie animali sopravvivono adattandosi alle difficoltà del loro habitat; le fibre muscolari crescono solo grazie a micro-lacerazioni.
A volte, tutto quello che desideriamo è avere una vita senza problemi, riuscire a raggiungere i nostri obiettivi senza troppa fatica, insomma: ottenere risultati senza alcuno sforzo. Tale desiderio è la peggiore maledizione che possiamo augurare a noi stessi.
Voglio raccontarvi una storia, anche se forse avrete già sentito.
Un giorno un contadino, riposandosi sotto un’ombra al termine di una giornata sfiancante, si accorse di un bozzolo di una farfalla. Il bozzolo era completamente chiuso ad eccezione di un piccolo buchino sulla parte anteriore. Incuriosito, il contadino osservò attraverso il piccolo buchino, riuscendo ad intravedere la piccola farfalla che si dimenava con tutte le sue forze.
Il contadino osservò a lungo gli sforzi eroici dell’elegante bestiolina, ma per quanto la farfalla si sforzasse per uscire dal bozzolo, i progressi apparivano minimi. Così, il contadino, impietosito dall’impegno della piccola farfalla, tirò fuori un coltellino da lavoro e delicatamente allargò il buco del bozzolo, finché la farfalla poté uscirne senza alcuno sforzo.
A questo punto accadde qualcosa di strano. La piccola farfalla, aiutata ad uscire dal bozzolo, non aveva sviluppato muscoli abbastanza forti per potersi librare in aria. Nonostante i ripetuti tentativi, la fragile farfalla rimase a terra e riuscì a trascinarsi solo a pochi centimetri dal bozzolo, incapace di fare ciò per cui la natura l’aveva fatta nascere. Il contadino si accorse del grave errore fatto ed imparò una lezione che non dimenticò per il resto della sua vita: attraverso le difficoltà la natura ci rende più forti e degni di realizzare i nostri sogni.
Non si tratta certamente di ipocrisia o di una scellerata menzogna affermare che lo sport aiuta a sviluppare nell’uomo e ancor più nel ragazzo una giusta dose di determinazione. Qualsiasi sia la disciplina sportiva intrapresa, la voglia, il desiderio, la naturale competizione per raggiungere i propri obiettivi diventano il frutto deciso e sanguigno della ricerca della propria affermazione. Ancor di più è sempre vero che l’ottimismo è il profumo della vita, come diceva una pubblicità televisiva di qualche anno fa. Credere negli altri rafforza l’ottimismo di un individuo, al contrario credere solo in se stessi sarebbe come rimanere fermi ad osservare lo scorrere della vita. Lo sport, nuovamente, entra in gioco anche in questo aspetto: il cameratismo, lo stare insieme, il condividere le stesse passioni trasforma ogni muro in una porta.
Personalmente credo che nella mountain bike ed in particolare nelle discipline gravity ci sia qualcosa che riesce a nutrire le radici della determinazione. Come diceva Jim Rohn tutti dovrebbero studiare le formiche. Esse hanno una sorprendente filosofia in quattro punti: non arrenderti mai, guarda avanti, sii positivo e fai tutto quello che puoi. Una disciplina sportiva così dura come il downhill può riuscire a formare un individuo determinato e infonde perseveranza ed un pizzico di testardaggine. Anche se non sei un biker esperto, ma solo un semplice appassionato che difficilmente si concederebbe una discesa a tutta tra rocce e radici, questo sport riesce a smuovere gli animi. Costruire, scavare, sudare, finire una giornata in montagna con le mani sanguinanti per la terra solcata a suon di piccone. Costruire un percorso dove non potrai divertirti, costruirlo per gli altri, per una grande famiglia chiamata dh.
Sono molti che pensano alla Sicilia come una terra ricca di splendide spiagge e circondata da un mare turchese, ideale per trascorrere le vacanze estive. Invece sono le montagne a caratterizzare il territorio siciliano. Se mi chiedessero perché amo la mia terra, non potrei solo rispondere per via delle radici o dei miei natali.
Ricordo ancora, quando ero piccolo, il primo viaggio in nave. Arrivati a pochi chilometri dalle coste siciliane, scappavo verso il ponte di prua per ammirare le coste della mia terra. Mi innamoravo di più vedendo affondare le montagne dentro il mare. Non in modo deciso, pochi costoni rocciosi si inabissano a picco. Le montagne siciliane scendono dolci e quasi come un velo si bagnano nelle acque del Mediterraneo e dal mare risalgono sino alle quote più alte si mischiano con le nuvole ed effimeri strati di nebbia che ne scompongono i contorni.
Ed è esattamente tra queste montagne, quelle che dominano il Tirreno, che è iniziata la Coppa Sicilia di downhill. Petralia, appollaiata sulle Madonie. Monti selvaggi e che offrono panorami crudi. Immense distese di terra e rocce bianche costellate dal giallo intenso della ginestra.
Un villaggio di montagna, dove il tempo sembra scorrere lentamente. Dove ogni minuto si dilata tra lievi soffi di vento e il ciarlare delle cicale. Stretti vicoli, scalinate di rocce e il suono delle campane tra il silenzio dei monti. Ed è proprio dal “giglio di pietra” delle Madonie che è iniziata la sfida tra i migliori dhiller di Sicilia.
Un percorso diverso, per l’open race della serie siciliana: per metà su sterrato e per metà cittadino. Un tracciato veloce, impegnativo e delle volte pericoloso. Una pista dove si paga il più piccolo errore con ematomi e sangue. Una location perfetta per mettere alla prova ogni partecipante. Dove a fare bene non è solo il rider più veloce e fisicamente preparato, ma anche quello che riesce a dosare velocità, coraggio ed adrenalina.
Una gara dura anche per i mezzi meccanici. Scalinate squadrate che non risparmiano cerchi, pneumatici ed ogni componente della mountain bike.
Così come, delle volte, anche la pelle e le ossa dei rider. Certo è risaputo, il downhill è uno sport duro, difficile e delle volte pericoloso. Uno sport che ti forgia il carattere, che ti porta a dare il massimo in ogni situazione, che ti permette di sfidare te stesso e le tue paure.
Partire dalla cima di una montagna, con la rabbia in corpo, per una veloce discesa tra mille insidie e con il cuore, imbizzarrito, che pompa il sangue ai muscoli.
Ritrovarsi a valle con il pubblico che ti incita, che grida, che ti applaude. Sentire fibrillare le mani, il cuore accelerare nuovamente.
a questo link la photostory di Triride Mountain Bike Magazine.