Carissime lettrici e carissimi lettori,
parafrasando Pavese si potrebbe dire che “un libro ci vuole”, almeno per il gusto d’andarsene via… verso un altro. Perchè in fondo, anche a starsene lontani, i libri ci scovano, così è accaduto a molti, così è accaduto a me. Certe volte ne ho avuto perfino paura, per come quelle pagine davanti ai miei occhi, con le loro frasi dirette, senza alcuna mediazione, avessero scoperto quello che ero.
I libri mi hanno spesso sostenuto quando la forza d’andare era poca, si sono messi lì, ad aprirmi il varco verso il prossimo passo. Un libro ci vuole, perchè è il viaggio che inizia con occhi cangianti e voci che salgono dal silenzio della nostra quieta solitudine che è pronta ad accoglierle e a dialogare con loro, magari per bocca di chi ha già capito tanto di noi a distanza di tempo e di spazio, senza neppure avere incrociato il nostro sguardo una volta. Un libro ci vuole, perchè apre la mente e scosta l’orizzonte di un passo in avanti, il prossimo, e ci spinge a farlo quel passo, a non rimanere immobili, stantii nelle nostre idee che pensiamo d’aver cristallizzato per sentirci più forti, e invece segnano la debolezza di un pensiero che non può fermarsi, ma deve necessariamente divenire.
Un libro ci vuole, proprio come le molteplici vite che contiene.
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