Conosco Totuccio Curreri sin dalla fine degli anni ’60. Suonavo con lui, nel gruppo musicale The Riders (I cavalieri), la tromba, strumento che mi permetteva di affrontare il pubblico con degli accattivanti assoli che Tutuccio impreziosiva con le sue capacità tecnico-espressive di altissimo valore musicale. Riempiva i brani di una sonorità armonica trascinante per cui mi sentivo sicuro, protetto dalla sua abilità e la resa era quella che colpiva la gente.
Dal 1968 al 1973 abbiamo vissuto insieme un’esperienza meravigliosa non solo a Mistretta e Cefalù, ma anche all’interno del “Club Mediterranee” e in molte località della provincia di Palermo e Messina. Queste esperienze mi hanno offerto l’opportunità di conoscere il mondo della musica leggera con i suoi protagonisti (Lucio Dalla, Wes e Dory Ghezzi, Rosanna Fratello, Michele, Anna Identici, Wilma Goich, Orietta Berti, Donatella Moretti, Lolita, Anna Marchetti, Carmen Villani ed altri). Per quanto detto, devo ringraziare gli amici del gruppo musicale “The Riders” (I Cavalieri) e lo straordinario musicista e amico Totuccio che mi ha arricchito di valori musicali e mi ha fatto crescere nella più assoluta essenzialità.
L’eccellente musicista mi è rimasto nel cuore per la sua modestia, per le sue qualità morali, per la bontà d’animo e per la straordinaria capacità di esecuzione che ha acquisito con tutti gli strumenti che era in grado di suonare: è divenuto il musicista da prendere come esempio, l’idolo, il mito di mio figlio Giuseppe, di cui sono orgoglioso per aver intrapreso, con serietà, la strada della musica.
Un giorno, oltre a saper suonare la tastiera, la chitarra, il basso elettrico, la fisarmonica, la batteria e, a volte, i bicchieri di cristallo che diventavano note musicali, Totuccio ha espresso il desiderio di imparare a suonare la tromba. Mi sono limitato a fargli capire la tecnica per emettere il suono e la posizione della scala cromatica. INCREDIBILE, dopo appena quindici giorni il “fenomeno” mi ha fatto sentire un breve brano jazzato. Un salto di gioia mi ha subito fatto capire che si stava avverando un mio sogno: duettare con Totuccio… e così è stato. Un’altra prova, questa, della sua straordinaria capacità intellettiva e musicale.
Ogni tanto vado a trovarlo con immenso piacere e i discorsi cadono sempre sulle esperienze maturate nei luoghi a noi cari. Totuccio non si è dimenticato dell’esperienza vissuta a Mistretta; non ha mai dimenticato l’affetto che i mistrettesi nutrivano nei suoi confronti. L’ineguagliabile esecutore rappresenta ancora oggi, per i mistrettesi, il simbolo della modestia, della discrezione, della bravura; il ricordo di una meravigliosa meteora musicale i cui segni lasciati sono e rimarranno indelebili.
Prima di entrare nel merito del gradito omaggio voglio aggiungere che“Totuccio, nel ricordare suo padre a dieci anni dalla sua scomparsa, il 5 ottobre 2008 nell’Atrio del Palazzo Vescovile di Cefalù, ha stupito e toccato la sensibilità di quanti erano presenti: un ricordo che mi ha lasciato il segno. Ma la commozione, in questi casi, non è soggettiva perchè le splendide esecuzioni, dai passaggi armonici vellutati, vanno dritte al cuore, al cuore delle persone sensibili, quella sensibilità di cui era colmo il padre di Totuccio.
Ereditare l’aspetto tecnico della musica è cosa importante ma marginale; ereditare, invece, i buoni sentimenti, i buoni propositi, la capacità creativa delle armonie e delle parole che sanno di poesia, vuol dire amare le cose e le persone care per donare loro le meraviglie incantevoli della musica per affascinarli di dolcezze melodiose” (L.Vranca)
Cefalù deve molto alla famiglia Curreri e a Totuccio in particolare; deve ritenersi fortunata per aver tra gli abitanti un talento dalle qualità straordinarie; deve essere orgogliosa di avere UN’ECCELLENZA che ha dato, dà e darà lustro alla città. Totuccio merita tutto il nostro rispetto perché se l’è guadagnato con la sua modestia e la capacità di dare senso ai valori che fanno l’uomo capace di riempire il vuoto dell’intimo altrui con la musica, con la sublime musica. Dunque, magnificare un personaggio è un dovere sociale, un debito morale nei confronti dei cittadini meritevoli che, spesse volte, vengono elusi.
Per concludere voglio ringraziare Totuccio Curreri pubblicamente per aver cantato una mia serenata in vernacolo dal titolo “Dammi lu cori” rendendomi felice.
Quella semplice espressione poetica e musicale è divenuta il canto d’amore che io mi aspettavo di sentire. Non nascondo il mio stupore e la mia emozione nell’ascoltare la voce dell’amico Maestro Totuccio Curreri.
La mia conclusione sembrerebbe un discorso egocentrico ma credo che ognuno di noi, spesse volte, rimane legato alle cose semplici, alle proprie creazioni. Se poi queste genuine unicità sono intrise di amicizia allora si avverte l’esplosione dei valori che sono l’essenza dell’essere umano.
Lucio Vranca
“I CAVALIERI” – Foto storica risalente agli anni 1971/72. (da sinistra) Alla chitarra Raverio Monte, alla tastiera Totuccio Curreri, alla tromba Lucio Vranca, alla batteria Enrico Guarnera, al basso elettrico Mario Cicio (Primi anni ’70)