Il punto di vista sulla “buona scuola” espresso dall’insegnante Rosalba Gallà in una lettera aperta al giornalista-scrittore Massimo Gramellini.
Gentilissimo Massimo Gramellini,
voglio, con questa mia lettera, ringraziarla per aver diretto l’attenzione dei telespettatori di “Che fuori tempo che fa” su un problema di fondamentale importanza relativo alla professione docente, e cioè quello della retribuzione e della ‘distrazione’ dei governi su questo aspetto del mondo della scuola. Come lei ha detto in trasmissione, sottolineando che un professore percepisce un quinto dello stipendio di un magistrato o di un medico, oggi il docente è “un lavoratore nobile ma svilito, una sorta di proletario intellettuale” e l’ingiustizia è tale da spingere anche il papa a spendere delle parole a sostegno della categoria.
Le vorrei parlare brevemente della mia esperienza e del mio attuale vissuto professionale, aggiungendo altri aspetti alla sua riflessione.
Ricordo che quando cominciai ad insegnare, molto giovane, nel 1987, i docenti più maturi e più esperti che mi accolsero sentirono il bisogno di mettermi subito ‘in situazione’, dicendomi che per la scuola quelli erano anni difficili, “anni di transizione” verso una vita nuova, moderna, aggiornata, al passo con i tempi. L’entusiasmo dei primi anni di insegnamento mi indussero a pensare che ero proprio fortunata ad entrare in quel mondo proprio in quel momento, per poter vivere una vera ‘rivoluzione pedagogica’, pur avendo ancora la memoria viva dei miei anni liceali e la consapevolezza che non erano poi stati così disastrosi. Ma si sa, il nuovo affascina e seduce.
Dopo ventotto anni, onestamente, non capisco se la “transizione” sia finita, o se la scuola sta ancora transitando (verso cosa?), se si sia fermata o arenata, o se è andata tanto velocemente da essermi sfuggita di mano per la mia colpevole lentezza. Non so.
So che in questi anni ho assistito a tante riforme della scuola, alcune rimaste solo sulla carta dopo lunghi aggiornamenti, altre realizzate (ma bisognerebbe valutarne effettivamente gli esiti), altre volte si è preferita, invece, la strada dei ritocchi e dei rattoppi (come mettere il vino nuovo nelle botti vecchie): ogni volta con grande clamore, con grandi rivoluzioni annunciate, con tante, troppe parole. E adesso si parla della “Buona scuola”…
Ed ecco il punto: non ci potrà mai essere una scuola buona, tradizionale o innovativa che sia, se non c’è alla base la consapevolezza sociale dell’importanza di questa istituzione, del ruolo che essa svolge nella formazione delle giovani generazioni e, quindi, nella costruzione del futuro.
Se è evidente che il centro e il cuore pulsante della scuola è costituito dai bambini e dai giovani, con il loro complesso mondo, non si può e non si deve dimenticare che nelle istituzioni scolastiche viene esercitata una professione, quella docente, che merita di essere posta all’attenzione di tutta la società (se questa si pone il problema della sua stessa sopravvivenza), una professione purtroppo sminuita, sottovalutata, se non addirittura mortificata.
E allora neanche io, come lei, Gramellini, voglio entrare nel merito della nuova riforma, per una serie di ragioni:
non ci sarà riforma che potrà portare davvero ad una buona scuola.
Rosalba Gallà
La Settimana Santa di Petralia Sottana raggiunge il momento più alto di partecipazione emotiva con…
Domenica 27 aprile alle ore 18.00, al Teatro Comunale Salvatore Cicero di Cefalù, andrà in…
E’ tradizione che nella notte del Sabato Santo si verifica a Petralia Sottana lo spettacolare…
Il Comando Generale della Guardia Costiera, attraverso il Centro di Controllo Nazionale Ambiente, ha promosso…
Pasqua continua a essere un’occasione d’oro per moltissimi italiani che desiderano concedersi una pausa, visitando…
Ogni anno, il Venerdì Santo, la comunità di Montemaggiore Belsito si riunisce per celebrare la…