Nuova lezione al Corso di Archeologia Fenicio-Punica organizzato dall’Associazione SiciliAntica in collaborazione con il Parco Archeologico di Himera e il Museo Archeologico “A. Salinas” di Palermo. Sabato 14 marzo alle ore 16,30, dopo la presentazione di Alfonso Lo Cascio, della Presidenza Regionale SiciliAntica, si terrà la seconda lezione dal titolo “I Fenici di Sicilia”. Relatrice sarà Rosanna De Simone, Docente di Archeologia Fenicio-Punica presso l’Università Kore di Enna. Il Corso prevede dieci lezioni che affrontano i diversi aspetti della presenza dei Fenici in Sicilia: dalla ceramica all’artigianato, dalla lingua alla scrittura e ancora le navi costruite e i porti realizzati fino alla monetazione punica. Inoltre previste visite guidate ai più famosi centri fenici della Sicilia: Mozia, Palermo e Solunto. Le lezioni si terranno presso l’auditorium del Liceo scientifico “N. Palmeri” a Termini Imerese. Alla fine del Corso verrà rilasciato un attestato di partecipazione. Per informazioni: SiciliAntica, Via Ospedale Civico, 32 – Termini Imerese Tel. 091 8112571 – 346 8241076 E-mail:[email protected].
Rossana De Simone è Docente di Archeologia fenicio-punica presso l’Università degli Studi di Enna “Kore”. Ha conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in “Semitistica: linguistica semitica” presso l’Università degli Studi di Firenze e la Specializzazione in “Archeologia orientale” presso l’Università “La Sapienza” a Roma. Ha al suo attivo diverse pubblicazioni su riviste scientifiche riguardanti temi di Archeologia ed epigrafia fenicio-punica.
La lezione: I Fenici di Sicilia
Nell’ambito dell’espansione fenicia verso Occidente la Sicilia costituì una regione di primario rilievo, in considerazione della felice posizione geografica al centro delle importanti rotte che intersecandosi nel canale di Sicilia collegavano le coste del Mediterraneo non solo in direzione Est-Ovest ma anche Sud-Nord, verso l’area tirrenica. Le fasi iniziali della frequentazione dell’isola di genti levantine rimangono ancora in massima parte oscure, soprattutto a causa di una notevole difformità di informazioni tra fonti letterarie e testimonianze archeologiche. L’Isola costituisce inoltre l’unica regione ove l’elemento semitico giungerà a diretto contatto con le colonie greche, e questo contatto, che si rivelerà molto spesso uno scontro, sarà determinante per la nascita e la storia dei centri fenici di Sicilia. Già agli inizi del VI sec. a.C. i centri fenici di Sicilia (Mozia, Solunto, Palermo) verranno coinvolti in una serie di conflitti che vedranno Cartagine istallarsi in Sicilia innescando lunghe operazioni belliche di cui rappresentano importanti pagine la battaglia di Himera (480 a. C.) e la distruzione di Selinunte (409 a.C.). Si assisterà poi alla formazione dell’eparchia punica, vale a dire del controllo cartaginese della parte occidentale dell’isola: nuovi dati archeologici, soprattutto numismatici, contribuiscono a gettare luce su un periodo assai convulso che vedrà nel 397 a.C. la distruzione di Mozia – la più antica e potente fondazione fenicia di Sicilia – da parte del tiranno Dionisio di Siracusa. I Moziesi superstiti fonderanno Lilibeo, l’odierna Marsala, una città destinata a costituire una inespugnabile fortezza per la potenza militare cartaginese che sarà destinata a perdere ogni possedimento in terra di Sicilia al termine della Prima guerra punica.
“Il Corso di Archeologia Fenicio-Punica – afferma Alfonso Lo Cascio, della Presidenza Regionale di SiciliAntica – è la terza tappa del percorso di studio archeologico promosso dall’Associazione. Dopo il Corso dedicato alla Preistoria di due anni fa e quello sulla Protostoria dello scorso anno, il seminario attuale racconta la presenza dei Fenici in Sicilia iniziata prima dell’VIII secolo a.C., con la creazione di alcune colonie nella zona occidentale dell’isola, e finita nel 241 a.C., con la vittoria dei Romani nella battaglia delle Egadi, che pose fine alla prima Guerra Punica e stabilì il definitivo abbandono dell’isola da parte dei Fenici. Per lunghi anni questo mondo è stato trascurato e ne sono stati sottovalutati gli effetti e i significati più profondi. Ma decenni di studi e campagne di scavo in diverse località dell’area mediterranea hanno contribuito a correggere l’idea che nel mondo antico i valori più alti e rappresentativi sono stati toccati soltanto dalla civiltà greco-latina, ma anzi, contributi e apporti innovativi a queste culture sono stati forniti dal mondo orientale, e in maniera non irrilevante dagli stessi Fenici”.